Da qualche settimana Milano è tappezzata di manifesti come questo. Neri, con scritte bianche e punti di domande viola, pongono ai passanti quesiti riguardanti la cultura, la sua “utilità”, il suo rapporto con la politica, con la religione, con il potere e con la nostra quotidianità. Per diversi giorni ho temuto che fosse una nuova trovata di viral o guerrilla marketing o qualche altro stratagemma pubblicitario di nuova generazione, invece ho poi scoperto che trattasi si di pubblicità, ma di una mostra dell’artista e film maker cileno Alfredo Jaar.
Approfittando dell’arrivo a Milano di un nostro caro amico all’estero per lavoro, compagno di numerose uscite culturali, una domenica mattina di dicembre abbiamo lasciato il bimbo dai nonni e ci siamo fiondati (avevamo giusto 3 ore di tempo tra una poppata e l’altra) all’Hangar Bicocca. Apertura prevista per le 11… arriviamo li circa alle 11:40 e sotto una pioggerellina fitta fitta leggiamo un cartello scritto a penna che ci dice che causa distacco della corrente nella zona l’apertura sarebbe stata posticipata alle ore 12! Vabbeh in fin dei conti si trattava solo di una ventina di minuti, fortuna che siamo arrivati in ritardo! Rimaniamo ad attendere mentre altri visitatori si aggiungono pian piano a noi. Alle 12 in punto arrivano anche le due ragazze della biglietteria, peccato però non avessero le chiavi!! Noi e gli altri visitatori cominciamo ad indispettirci, fa abbastanza freddo e la pioggerella è insistente, giro di telefonate tra i responsabili della mostra, la vigilanza e le ragazze della biglietteria, alla fine riusciamo ad entrare alle 12:30.. per fortuna l’attesa è stata ripagata con un ingresso omaggio!! Leggi il seguito di questo post »